passaggio nord ovest

Un cortina “di ghiaccio” divide la regione

Lo scioglimento dei ghiacciai, per l’effetto serra, sta procedendo anche nell’Artico e la nuova situazione delle terre emerse sta attirando l’attenzione delle grandi potenze. Anche in questa regione dopo il febbraio 2022, data d’inizio della guerra in Ucraina, è andato in crisi l’equilibrio geostrategico affermatosi durante la guerra fredda. L’Artico sembrava una regione destinata alla pace, secondo il discorso pronunciato da Gorbačëv a Murmansk nel 1987, in un momento in cui l’Unione Sovietica si avviava al suo scioglimento. In quella fase, le questioni dell’Artico, esclusa quella della sicurezza, come la ripartizione della pesca, la cura dell’ambiente e il controllo delle nuove rotte venivano risolte dal il Consiglio Artico, un organismo intergovernativo, di cui pochi ne conoscevano l’esistenza. Con il passare degli anni, man mano che il ghiaccio si scioglieva, questo organismo è diventato sempre più importante. Infatti, dopo la crisi in Ucraina il patto stipulato sulla regione è diventato una nuova cortina, in cui le nazioni occidentali del Consiglio Artico hanno interrotto i rapporti con la Russia, potenza che occupa il 52% delle coste artiche.  Nell’Artico, tuttavia, si trova circa il 40% delle materie prime non ancora sfruttate del pianeta, in un mondo sempre più desertificato, sovraffollato e alla ricerca di risorse, per questo la regione ha acquistato sempre più valore ed è diventata luogo di scontro tra l’Occidente e la Russia. Del resto l’Artico rappresenta il baricentro del potere russo dal punto di vista energetico, economico, militare, strategico. La sovranità marittima e territoriale russa confina con la NATO nel mare di Barents e quindi, tra Norvegia/Artico europeo e Artico occidentale russo, esiste la più alta concentrazione militare e di testate nucleari al mondo. Per queste ragioni è molto probabile che l’Artico diventi un’area ad altissimo rischio di conflitto. L’alleanza tra Russia e Cina nell’Artico è un dato di fatto. La Cina ha bisogno soprattutto del gas liquido naturale, per sfruttare le nuove rotte, che sono la scorciatoia della globalizzazione del commercio internazionale. Russia e Cina sono ancora più determinate a investire e sviluppare la rotta artica, la Northern Sea Route, che i cinesi chiamano la via della seta polare. In sintesi l’interesse per l’Artico riguarda le risorse energetiche, i traffici marittimi e la pesca. Con lo scioglimento dei ghiacci, queste acque saranno sempre più accessibili, anche mediante l’impiego delle nuove tecnologie, dalle navi cinesi, coreane e giapponesi. Bisognerà capire quanto Stati Uniti, Canada, Norvegia, accetteranno questa presenza, soprattutto nelle Svalbard, dove la Russia è sempre più attiva con i suoi finti pescherecci.

Di renzopeg01

Renzo Pegoraro è nato a Verona, nel dopoguerra. Dopo gli studi superiori, ha frequentato l’Accademia Militare di Modena e i successivi corsi di perfezionamento presso le scuole della Difesa. Laureato in “Scienze internazionali e diplomatiche”, e in "Scienze strategiche" conosce le lingue inglese, francese e portoghese. Quale Ufficiale degli Alpini ha ricoperto numerosi incarichi in Italia e all’estero, in ambito diplomatico, NATO e statunitense. Durante il servizio ha rivestito il grado di Generale ed è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica, di Medaglia Mauriziana e di Croce d’oro per anzianità di servizio. È autore del libro “Frammenti di pace, da Sarajevo a Pristina”, del romanzo “L’alba di una nuova vita”, del saggio “Europa e Balcani occidentali”, della biografia “Una vita spesa per gli ultimi”, del romanzo "il miraggio della libertà", di articoli su pubblicazioni e su giornali locali. Fornisce il suo contributo ad alcuni siti e blog che riguardano aspetti della storia contemporanea, la strategia politica e militare e la cooperazione civile e religiosa.

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