L’algoritmo che sta modificando le nostre abitudini
Lo Human Brain Project, finanziato dall’Unione europea nel 2013 con un miliardo di euro, punta all’obiettivo di sviluppare una simulazione perfetta del cervello umano, per metterla a disposizione dei neuroscienziati e sperare così di svelare il segreto dell’intelligenza. L’evoluzione tecnologica mette oggi a disposizione della comunità scientifica capacità di calcolo e di elaborazione dell’informazione impensabili fino a pochi anni fa. Avendo ormai quasi raggiunto i “limiti fisici” della celebre legge di Moore, che prevede il raddoppio delle capacità di calcolo di un processore ogni 18 mesi, i colossi dell’informatica sono da tempo al lavoro su soluzioni rivoluzionarie che consentono al computer di elaborare un trilione di operazioni al secondo: capacità di elaborazione circa cento volte maggiore di quella del cervello umano. La velocità, naturalmente, non è tutto. Per riuscire a simulare artificialmente un cervello umano bisognerebbe avere degli algoritmi in grado di imitare i processi di apprendimento. Il metodo più utilizzato al momento è quello delle reti neurali artificiali, che connettono tra loro chip al posto di neuroni e utilizzano tecniche di “apprendimento per rinforzo”: inizialmente, il software utilizza metodi del tutto casuali per risolvere un problema, ma quando riesce a portare a termine con successo un compito i circuiti che hanno condotto a quel risultato vengono rinforzati, mentre quelli che hanno portato a vicoli ciechi vengono indeboliti, esattamente come avviene nel nostro cervello, dove le sinapsi responsabili di azioni o riflessioni considerate efficaci sono gradualmente rinforzate. Gli scienziati si pongono anche un altro problema: cosa succederà se un software supererà la sua programmazione e sarà in grado di acquisire una coscienza pienamente umana, senza che il suo “padrone” se ne renda conto? Questo scenario appare oggi più plausibile di quanto si potesse immaginare qualche anno fa. Il filosofo Nick Bostrom (Oxford University), in particolare, ha analizzato diversi casi in cui l’intelligenza artificiale potrebbe trasformarsi in una “minaccia esistenziale” per l’intera umanità. Non si tratta solo di scenari “alla Terminator” o “alla Matrix”, dove i robot riducono la nostra specie in schiavitù, ma anche più banali casi di errori di programmazione.


